Io sono una persona che non vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Io sono una persona che se ne ha voglia, si serve la bottiglia.
Come il vino anche certe questioni vanno fatte decantare per poi prendere la giusta distanza e ragionare a mente fredda. Siamo tutti dotati di raziocinio, o così m’han detto.
Mo’ v’o dico: Simone Inzaghi non è certo tra quelli che custodivo nel cuore con la "fiamma dell’ardore giovine". Io nel cuore c’ho ben altro.
Ma sono sempre stata ferma a guardare senza sentimentalismi spesso inutili, ho riconosciuto i meriti e i difetti di un allenatore. O di un uomo.
Minchia, penso, questa tarantella la potevano far finire un po’ prima? Cioè, se proprio non avevate nulla da dire, potevate anche evitare la cenetta con le fanfare. Ci montavate su qualche video strappalacrime di saluti ed avremmo capito.
Minchia, penso ancora: a Simo’ pure te potevi dichiarare che ti eri stufato del duo atomico Lotito-Tare e niente avrebbe potuto salvarci.
Di tutto quello che c’è stato nell’ultimo periodo, salvo giusto il minuto/sbrocco del tecnico piacentino nel post gara contro il Sassuolo.
Ecco, quello è stato un momento importante.
Un momento che ha riflettuto praticamente una tifoseria intera: "so’ 16 mesi che aspetto".
Per il resto apprendo che:
– L’Inter è un’ "inciucessa", tipico uso napoletano atto ad indicare chi sta sempre in mezzo alle balls.
– Che la Lazio giustifica e comprende tanti ripensamenti, non fosse che poi te li vomita addosso tramite comunicato ufficiale.
In tutto ciò, pare che Inzaghi a Milano volessero tirarcelo con la fionda. Allora, mi chiedo, se io sia l’unica a pensare che Claudione abbia davvero un piano B.
Oppure sia tutta improvvisazione un po’ come Bugo quando sfanculo’ malamente Morgan sul palco di Sanremo.
-Che succede?-
Ma che roba è quando non ti aspetti un palo in piena fronte perché il presidente della Lazio mezz’ora prima dichiara l’ufficialità del rinnovo e poi la vita, invece, ti sorprende?
A proposito di Simone.
All’inizio rimasi molto delusa dalla fuga di Bielsa, poi il tempo non mi diede affatto ragione. Non pensavo che Inzaghi fosse la persona giusta.
Molto inesperto, la faccia da gran bravo ragazzo, come ce ne sono pochi in giro. Lontano dalle esaltazioni alla Bielsa per intenderci.
Figurarsi nel mondo del calcio che ci ha abituati ai cafoni, all’egocentrismo e ai narcisi.
Il tecnico piacentino è sempre stato pacato, forse troppo buono per gestire il trash autentico ed ha ammazzato alcune dinamiche, scapocciare alla Juric, per eccesso di garbo.
Cose che noi amanti delle "baracconate" amiamo alla pazzia.
Riflessivo, educato, allenatore maturo seppur la sua esperienza era limitata ai giovanissimi.
Ben al contrario di coloro che hanno il triplo delle panchine, il triplo dei trofei e stanno ancora a fa’ gli strilloni in giro con arroganza ai limiti della decenza.
Mai una parola fuori posto nei confronti di qualcuno, che questo qualcuno fosse la dirigenza o la tifoseria.
Inzaghi ha sempre difeso i suoi ragazzi senza cadere nelle prese di posizione imbarazzanti.
Silenzioso come pochi, ma palese come tanti.
Se mi aspettavo il palo?
No, perché la sua permanenza dopo l’incontro a Villa San Sebastiano era discretamente ovvia. Ecco.
E se qui si ragionasse davvero solo col cuore, allora Simone avrebbe rinnovato senza troppi giri di parole, sarebbe andata davvero a finire al 2024.
La giornata di giovedì si è rivelata una sorpresa. Non so dire se sia buona per noi perché il futuro della panca è ignoto e vista la punta di sfiducia nutrita nei confronti di chi passeggia nei corridoi alti di Formello, realmente temo.
Ma se il percorso di Inzaghi è finito per rivelarsi meno scontato di ciò che avevo pensato, è proprio perché abbiamo visto un uomo giurare amore eterno, chiamare Roma "casa", sbandierare la riconoscenza ad una società che lo ha cresciuto. Dapprima come calciatore e poi come allenatore.
Fin dall’inizio era proiettato verso la guida della Prima Squadra, non ha mai mollato, non ha mai mollato nemmeno davanti ai dubbi della gente.
Io sono convinta che restare fosse davvero il suo primo interesse.
E invece la vita a volte…..
Adesso non ci resta che apprezzare il saluto ed il silenzio. Perché tenere botta davanti ad uno come Claudio Lotito non deve essere per niente facile.
Che Simone perpetui nel garbo piuttosto che cadere nel manuale del perfetto ex con tanto di sceneggiate patetiche, è soltanto da ammirare.
In casa Lazio si è sentito al sicuro, è riuscito pian piano a coinvolgere la gente, ci ha creduto con estrema pazienza e tanta determinazione.
Un percorso in salita, con qualche scivolone lungo la strada, partito in sordina e finito in crescendo.
Diciamo che i cappottoni social, per una volta almeno, potremmo lasciarli ai tempi del fu De Vrij.
Chiudiamo senza cringe e con maturità.
E forse, per le mancate sceneggiate su qualche giornale, un giorno lo ringrazieremo.
Più Inzaghi e Lotito si son guardati in faccia, più hanno visto il vuoto che li separava.
Tutto qui.
Ormai questa stagione è andata così.
Iniziamo a pregare per chi sarà il volto nuovo che poserà le natiche sulla bollente panchina e speriamo non abbia paura di scottarsi.
Gli Inzaghi-centrici e gli Inzaghi-out, oramai non hanno più ragione di essere, non hanno basi e sarebbero solo una punizione per chi naviga sul web. 
Lotito, io capisco che un palo in fronte sia difficile da gestire all’improvviso se non hai il piano B. Ma per favore, evitiamo le cafonate, non negare almeno il saluto ad un uomo che hai visto crescere e che ti è sempre stato riconoscente dimostrando educazione.
Non facciamo che la tifoseria diventi un terreno di battaglia suddivisa in più fronti.
Ci siamo passati, non è bello. Cerca di compattarla questa bellissima, ma difficile piazza.
E nonostante l’improvvisa disattesa della promessa che Inzaghi ti ha fatto, non ce schiaffa’ Ballardini in panchina. Please.
Simplemente, Xoxo.

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